![(Fotogramma) (Fotogramma)](http://images2.milano.corriereobjects.it/methode_image/2015/11/06/Milano/Foto%20Milano%20-%20Trattate/ippodromo-k5tE-U431302733505682cC-1224x916@Corriere-Web-Milano-593x443.jpg?v=20151106132138)
Tutta
colpa delle vespe che, come squadre di minatori, l’anno scorso hanno
scavato un nido per terra in mezzo alla pista di allenamento dei cavalli
al galoppo di Trenno. Chi pensa di essere sfortunato nella vita, ha da
mettersi in fila dietro il 29enne fantino Gregorio Arena e la 52enne
cavallerizza inglese Paula Angel Terase: primatisti del mondo della
catena di incredibili coincidenze nefaste che all’alba dello scorso 8 settembre li ha scaraventati in coma,
sbalzandoli rovinosamente dai loro purosangue caduti - a distanza di
tre quarti d’ora l’una dall’altro - nella stessa buca di impensabili
misure (circa 40 centimetri di larghezza per 20 di profondità a pochi
metri dalla torretta del traguardo) e di surreale origine.
Nell’immediatezza della tragedia - per fortuna parzialmente rientrata
nelle sue conseguenze ora che i due feriti sono nel frattempo usciti dal
coma, l’uomo in graduale ripresa delle proprie funzionalità e la donna
(all’inizio in condizioni più gravi) in lento miglioramento -, le
indagini della Squadra Mobile avevano vagliato le ipotesi più disparate:
l’atto doloso di un pazzo delle piste? Un ricatto sotto forma di
messaggio interno all’ambiente ma mal tarato nella misura? L’incuria
nella manutenzione ordinaria delle piste, che la società proprietaria
Snai assicurava di rizollare il pomeriggio prima di ogni allenamento?
La consulenza tecnica, affidata dal pm
Fabio De Pasquale all’archeologo forense Domenic Salsarola, adesso offre
invece una risposta-choc, che, se il contesto non fosse quello di un
dramma, sarebbe persino umoristica: a scavare le buche sono state le
vespe. In che senso? Letterale. La «vespula germanica» è un tipo di
vespa che, in colonie di migliaia di «operaie» e anche più di una sola
«regina», costruisce il proprio nido in luoghi riparati dentro edifici
oppure, appunto, nel terreno: autentiche architetture di cellette su
cellette, che possono appunto determinare lo scavo di buche delle
dimensioni e della morfologia di quella di San Siro, talmente squadrata
che all’inizio molti avevano pensato non potesse che essere stata
realizzata dalla pala di un uomo. Il ritrovamento di larve morte ha
permesso alla consulenza di «datare» la buca: risale non a quest’anno,
ma alla stagione scorsa. E sarebbe dunque rimasta invisibile a occhio
nudo perché, sopra il vuoto, coperta dal ricrescere di un velo d’erba.