sabato 7 novembre 2015

Buca anomala: gravi due fantini

(Fotogramma) 
Tutta colpa delle vespe che, come squadre di minatori, l’anno scorso hanno scavato un nido per terra in mezzo alla pista di allenamento dei cavalli al galoppo di Trenno. Chi pensa di essere sfortunato nella vita, ha da mettersi in fila dietro il 29enne fantino Gregorio Arena e la 52enne cavallerizza inglese Paula Angel Terase: primatisti del mondo della catena di incredibili coincidenze nefaste che all’alba dello scorso 8 settembre li ha scaraventati in coma, sbalzandoli rovinosamente dai loro purosangue caduti - a distanza di tre quarti d’ora l’una dall’altro - nella stessa buca di impensabili misure (circa 40 centimetri di larghezza per 20 di profondità a pochi metri dalla torretta del traguardo) e di surreale origine. Nell’immediatezza della tragedia - per fortuna parzialmente rientrata nelle sue conseguenze ora che i due feriti sono nel frattempo usciti dal coma, l’uomo in graduale ripresa delle proprie funzionalità e la donna (all’inizio in condizioni più gravi) in lento miglioramento -, le indagini della Squadra Mobile avevano vagliato le ipotesi più disparate: l’atto doloso di un pazzo delle piste? Un ricatto sotto forma di messaggio interno all’ambiente ma mal tarato nella misura? L’incuria nella manutenzione ordinaria delle piste, che la società proprietaria Snai assicurava di rizollare il pomeriggio prima di ogni allenamento?
La consulenza tecnica, affidata dal pm Fabio De Pasquale all’archeologo forense Domenic Salsarola, adesso offre invece una risposta-choc, che, se il contesto non fosse quello di un dramma, sarebbe persino umoristica: a scavare le buche sono state le vespe. In che senso? Letterale. La «vespula germanica» è un tipo di vespa che, in colonie di migliaia di «operaie» e anche più di una sola «regina», costruisce il proprio nido in luoghi riparati dentro edifici oppure, appunto, nel terreno: autentiche architetture di cellette su cellette, che possono appunto determinare lo scavo di buche delle dimensioni e della morfologia di quella di San Siro, talmente squadrata che all’inizio molti avevano pensato non potesse che essere stata realizzata dalla pala di un uomo. Il ritrovamento di larve morte ha permesso alla consulenza di «datare» la buca: risale non a quest’anno, ma alla stagione scorsa. E sarebbe dunque rimasta invisibile a occhio nudo perché, sopra il vuoto, coperta dal ricrescere di un velo d’erba.
Se queste conclusioni della consulenza tecnica non dovessero trovare smentite in altri elementi d’indagine, ampi sarebbero i margini per una causa civile per il risarcimento dei danni, ma incerti si farebbero i confini del trattamento penale di questa vicenda. I due fantini, infatti, al momento non risultano aver sporto querela, senza la quale una ipotesi di lesioni colpose non è procedibile, salvo vi sia stata la violazione di una norma specifica della legislazione antinfortunistica (ma questo non è il caso del caschetto mancante o dell’apparecchiatura non protetta). Se mai, è possibile che gli inquirenti differenzino la valutazione del primo incidente dal secondo; e esaminino se possano essere individuate responsabilità nel fatto che, una volta verificatasi la prima grave caduta (dopo la quale tutti gli operatori e i tecnici presenti non si erano accorti della buca invisibile ma avevano avuto l’impressione che il cavallo fosse scivolato da solo), gli allenamenti non siano stati comunque precauzionalmente interrotti.

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